Potatura di riforma dell'olivo
La riforma in Olivicoltura
Il panorama olivicolo nazionale non è famoso per la piena salute e la produttività. Tanto che è perfino superfluo ripetere quello che altri hanno già scritto e detto anche con approfondimenti e spunti interessanti. Oggi assistiamo al paradosso di veder nascere nuovi impianti in superintensivo quando le piante che con i nonni producevano regolarmente dai 50 agli 80 kg di oliva, e anche più, oggi ne producono 30 kg quando le cose vanno alla grande.
Stante questo panorama appena accennato da noi e da tempo argomentato da ricercatori, tecnici e riviste specialistiche oltre che evidenziato dalle pietose statistiche produttive naionali appare evidente che la prima riforma da fare è l’approccio al olivicoltura e non la potatura. Evidenziare che la potatura è una delle variabili controllabili, il clima ad esempio non lo è, che influenza la produzione non appare superfluo. Ribadiamo che la potatura rappresenta una delle variabili e non la sola o la principale.
Detto questo si capisce da subito che ancor prima di accendere la motosega, o i più moderni ed ecologici elettroutensili, dobbiamo valutare lo stato fisiologico e fitosanitario del oliveto e la salute del suolo.
Dobbiamo tornare a prenderci cura delle piante e dell’ambiente in cui sono, sapendo già che a far questo si farà il proprio duro e gratificante lavoro senza accumulare ricchezze. Non bisogna illudersi, la crisi del settore olivicolo rappresenta un'indubbia opportunità in cui creare occupazione e remunerazione del proprio lavoro lasciando solo a pochi e rari casi, strutturati aziendalmente, la produzione di profitti millantati da questo o quel sistema di conduzione.
Pronunciate le parole che danno il giusto peso alla pratica agronomica della riforma appare giusto tediare il lettore con qualche parola in merito prima di passare ad affrontare più dettagliatamente la questione.
Quanto si opera la riforma? Quando le condizioni di abbandono o le pratiche di potatura scorrette stratificate negli anni hanno creato difficoltà nella raccolta o uno stato di deperimento della pianta, non che quando ci si trova a mettere le mani su oliveti abbandonati da anni. Le situazioni sono molteplici, la più difficile in assoluto da gestire riguarda quelle piante fortemente squilibrate da anni di conduzione insensata a forma acefala scientificamente dimostrata improduttiva dal Roventini e come ampiamente documentato da Pannelli più recentemente. Una forma di allevamento (ovvero forma che si da alla chioma della pianta) che per quanto improduttiva e irrazionale è andata, e va, di gran moda. Noi da questa situazione diffusa, difficile e di forte squilibrio della pianta vogliamo partire per indurre riflessione, confronto e magari indurre a un approccio diverso atto a ristabilire l’equilibrio e la produttività della pianta che con un mezzo o un terzo di chioma anche sforbiciata chiaramente non è in grado di fornire.
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