Le caratteristiche del vaso policonico sono condizionate anche dal sistema prescelto di raccolta delle olive. Per la raccolta manuale o agevolata è opportuno accentuare leggermente l'inclinazione delle branche primarie per modellare la chioma in una forma bassa e larga che consente la massima espressione del potenziale produttivo e il miglioramento delle prestazioni del cantiere di raccolta. Per la raccolta meccanica con vibratori del tronco sono opportune, invece, branche primarie con una minore inclinazione per modellare la chioma in una forma stretta e alta che lascia inalterato il volume complessivo e il potenziale produttivo degli alberi, ma migliora le prestazioni del cantiere di raccolta meccanica.
Anche da terra una volta realizzata la forma desiderata, le operazioni di potatura potranno essere eseguite da terra, riducendo fortemente il pericolo insito nel posizionamento e nella utilizzazione delle scale. Per la potatura manuale sono disponibili forbici e seghetti dotati di prolunga, anche telescopica, fino a un'altezza massima di 6,0 m. Per la potatura agevolata sono disponibili attrezzature pneumatiche ed elettriche che, con parte del materiale utilizzato per la raccolta agevolata (compressore, batteria ecc.), consentono l'esecuzione di tagli e segature, anche di notevoli dimensioni, fino ad altezze analoghe alle precedenti. Le operazioni di potatura eseguite da terra implicano spesso difficoltà nel posizionamento dell'organo tagliente, per cui si afferma progressivamente la tendenza alla esecuzione dei soli interventi prioritari su rami di elevate dimensioni, con una qualità del taglio che tende a scadere, ma con un tempo di permanenza dell'operatore sull'albero che tende a limitarsi. Questo rappresenta l'elemento di maggiore interesse per la possibilità di prefissare il limite unitario di permanenza, procedendo alla esecuzione delle operazioni di taglio secondo priorità, tempi e costi assegnati. Le operazioni di ordinaria manutenzione di una chioma allevata secondo i principi del vaso policonico "semplificato" appaiono, quindi, semplificate, rapide e convenienti per ogni tipologia di oliveto eio di pianta. Gli interventi potranno essere effettuati in sequenza prioritaria iniziando dal controllo dei succhioni, proseguendo con la selezione delle cime e il diradamento della vegetazione secondaria. A una maggiore esigenza dei primi interventi può corrispondere una minore attenzione per i secondi e viceversa, restando comunque nei tempi assegnati (max 5 - 10 minuti/pianta).
I primi studi sulla riforma degli olivi dimostrarono un notevole incremento produttivo semplicemente trasformando a vaso policonico olivi precedentemente allevati a vaso tradizionale o di cotomico.Dopo di allora nessuno ha valutato gli effetti delle diverse modalità di riforma della chioma sull'equilibrio vegeto-produttivo dell'albero, sulla distribuzione degli elaborati nelle diverse strutture anatomiche e sui risultati di raccolta meccanica. Alcune indicazioni sono state ottenute confrontando i risultati dei sistemi di riforma a vaso policonico (con cima), a vaso tradizionale (senza cima) e a vaso rinnovato alle branche primarie (vaso rinnovato), di alberi non potati da circa dieci anni.
Scarsa influenza ai fini produttivi innanzitutto, si è avuta conferma della scarsa influenza esercitata dalla potatura sulla produzione degli alberi, così come evidenziato per la prima volta da Morettini (1955 e 1964). Gli interventi di potatura, quindi, dovrebbero essere ridotti al minimo indispensabile per esaltare il potenziale produttivo degli alberi nella porzione medio-bassa di chioma, dove le operazioni di raccolta sono semplificate. Una seconda conferma ha riguardato l'incremento della capacità produttiva degli alberi allevati a vaso policonico nei confronti di quelli allevati a vaso tradizionale, così come rilevato già nei primi decenni del Novecento da vari Autori operanti in Umbria e Toscana. In tale contesto la "funzione di cima" ha svolto il ruolo di equilibratore e distributore di risorse tra l’attività vegetativa e produttiva dell'albero, riducendo la prima e incrementando la seconda. La forma di allevamento a vaso tradizionale, così come elaborata nel passato e tuttora utilizzata in molte aree olivicole nazionali, induce una maggiore emissione di polloni e suechioni, supportata anche da una maggiore dotazione di legno strutturale, per effetto dei limiti imposti all'espansione in altezza degli alberi che alterano il rapporto ideale tra il volume della chioma e quello delle radici. La riforma degli olivi tradizionali direttamente verso il vaso policonico può ritenersi, quindi, pratica raccomandabile per conservare inalterata l'attività produttiva degli alberi e le rese di raccolta meccanica, senza incorrere in una eccessiva proliferazione di polloni e succhioni che disperdono inutilmente risorse e impongono ulteriori costi per la loro gestione. Gli interventi di riforma alle branche primarie (vaso rinnovato), invece, producono i massimi livelli di squilibrio che stimolano una forte risposta vegetativa e ritardano fortemente il recupero della produzione, per cui può ritenersi praticabile solo in presenza di condizioni strutturali dell'oliveto e/o degli alberi degradate in modo tale da escludere l'applicazione del precedente intervento (figg. 5, 6 e 7).
Squilibri da riforma Le piante di olivo, quando non sono potate o vengono potate in modo irrazionale, dopo alcuni anni si presentano con una chioma concentrata nelle porzioni distali, portata da numerose branche spoglie di vegetazione per lunghi tratti. In tali condizioni la produzione è scarsa, le tecniche colturali difficili e gli olivi non reagiscono più alle sollecitazioni agronomiche o, peggio ancora, si dedicano principalmente alla produzione di vegetazione nelle zone interne e in quelle distali della chioma che rendono ancor più irrazionale la situazione. Tale tipologia di piante è facilmente reperibile in molti ambienti olivicoli nazionali dove la potatura è praticata periodicamente, ma senza alcun criterio, solo per ridurre l'altezza degli alberi. Allo stesso modo è reperibile anche dove la potatura è praticata assiduamente, ma con criteri resi obsoleti dalle modificazioni economiche e sociali intervenute negli ultimi decenni. Infatti, in molte Regioni d'Italia persistono tradizionali modalità di allevamento e potatura della chioma, dove la naturale dicotomia dell' olivo assecondata o addirittura stimolata moltiplicando a dismisura il numero di branche primarie che compongono e sostengono la chioma (Foto 5 a e b).
La semplificazione della struttura primaria e la riduzione della porzione superiore di chioma a un solo germoglio tra quelli apicali delle superstiti branche primarie, consentirà un costante svolgimento della "funzione di cima" con incremento e concentrazione della produzione nella porzione inferiore di chioma e conseguente riduzione dei costi di potatura e raccolta (Foto 5 e e d).
La parziale semplificazione della struttura primaria così come praticata nella Puglia meridionale consentirà, invece, un beneficio solo momentaneo poiché la porzione superiore di chioma potrà riprendere rapidamente il sopravvento a partire dalla consistente porzione di struttura scheletrica rimasta fino alla massima altezza dell'albero (Foto 6).
Nell'albero adulto si stabilisce un rapporto tendenzialmente stabile tra dimensioni della chioma e dell'apparato radicale, da cui deriva la possibilità di condizionare gli equilibri tra attività vegetativa e produttiva. Turni e metodi di potatura dovranno essere scelti in base alla necessità di conservare una ottimale condizione di equilibrio tra attività vegetativa e produttiva, da cui deriva la necessità di brevi ma costanti interventi manuali di potatura, volti a prevenire l'eventuale insorgenza di gravi processi degenerativi della forma.